Questa è l’affermazione con cui ieri Gramellini ha commentato le scarse iscrizioni al Liceo Classico. Ritengo che complessivamente abbia ragione ma dovremmo entrare nell’ottica che il Liceo Classico non sia riservato a una stretta cerchia elitaria e che non serva solo per iscriversi a facoltà umanistiche come molti credono.
I miei compagni di classe sono giuristi, medici, ristoratori, economisti e ingegneri. Hanno intrapreso strade molto diverse dalla mia perché il liceo classico non insegna le materie umanistiche, ma insegna il metodo di studio efficace e il pensiero critico, che dovrebbero appartenere a tutti e tutte.
Il Liceo Classico era nato come unico liceo possibile, quando si frequentava il ginnasio era l’unico modo per proseguire gli studi prima dell’Università. Di base ritengo che dovrebbe essere ancora così: non esistono persone che possono frequentare il classico e persone che non possono farlo. Esistono solo studenti che dovrebbero essere stimolati a sviluppare un proprio modo di ragionare per poi studiare materie opzionali pratiche o di potenziamento.
Le materie umanistiche dovrebbero essere la base per tutti e tutte, anche perché mi chiedo il motivo per il quale un cameriere, un cuoco, un meccanico, un operaio non dovrebbero conoscere l’Iliade e l’Odissea o non dovrebbero essere abituati a conoscere i diritti umani o le caratteristiche che hanno sempre accompagnato l’umanità intera nel suo percorso dall’inizio dei tempi. A questo, poi, si potrebbero aggiungere discipline di indirizzo verso determinati campi del sapere. Di fatto, però, se non ti rendi conto dei mali che inficiano il mondo, difficilmente imparerai, crescendo, a occupartene (salvo animi particolarmente sensibili).
Di fatto sono ancora meravigliata dal fatto che negli Istituti Tecnici, per esempio, non si studi la Storia dell’Arte. La meraviglia, la bellezza, la raffinatezza, la cultura non dovrebbero essere saperi settoriali. Dovrebbero essere la base di tutto, per poi approfondire saperi specifici: tecnici, informatici, imprenditoriali. Senza dimenticare che ciò che ci rende umani è la conoscenza più aulica, quella che rapisce la mente e i cuori.
