Cara Jane Austen,
non ti scrivo per elogiarti come una delle più grandi scrittrici del passato, quale sei. Lo faccio per parlarti da amica, da sorella e lamentarmi con te. Ho letto per la prima volta il tuo romanzo “Orgoglio e Pregiudizio” quando avevo quindici anni, da allora in avanti, l’ho riletto svariate volte per i più disparati motivi e sappi che, sin dalla prima volta, mi sono immedesimata molto nella protagonista Lizzie.
Il suo amore con Mr. Darcy è sempre stato un punto di arrivo per me. Desideravo quell’amore travolgente che abbatte i muri dell’orgoglio e sconfigge l’ostacolo del pregiudizio. Così mi sono ritrovata a combattere per la gente sbagliata e lo facevo totalmente da sola. E da voler essere Elizabeth Bennet mi trasformavo più in Don Chisciotte de La Mancia che voleva combattere contro i mulini a vento per salvare chicchessia. Sinceramente credo sia anche una tua responsabilità, con la lettura dei tuoi romanzi ho sognato troppo a occhi aperti. In effetti il fatto che tu stessa fossi single avrei dovuto interpretarlo come un segnale.
In effetti oggi, nel 2022, sognare un amore come quello delle tue protagoniste viene considerato estremamente “tossico”, per esempio Mr. Darcy verrebbe subito categorizzato dai vari Love Coach o Psicologi del Web, come un Narcisista patologico e Lizzie come una qualsiasi dipendente affettiva, d’altra parte io credo che quei personaggi nascondano molto di più e che il loro fosse un Amore puro, sincero, sognante e libero.
Sai, però, oggi nessuno è più disposto a lottare contro sé stesso o contro il mondo intero, pur di stare con qualcun altro, è tossico mettere da parte i propri bisogni, è tossico annientarsi per amore, è tossico desiderare qualcuno che crediamo in apparenza non faccia per noi. Insomma oggi un amore come quello di Elizabeth e Mr. Darcy sarebbe inimmaginabile.
La visione delle relazioni è cambiata rispetto al 28 gennaio 1813 come anche la condizione della donna: possiamo addirittura votare! Grazie a delle tue conterranee! Le suffraggette. Sotto alcuni aspetti abbiamo sicuramente ottenuto indipendenza o forse ci fanno solo credere che sia così.
Infatti nonostante certe relazioni siano considerate insane, la relazione è d’obbligo a un certo punto, in questa società. Essere single e non avere figli dopo i trent’anni, è considerato ancora strano. Quindi oggi si dice sì alle relazioni, purché non ci si lanci a capofitto, purché si lascino gli spazi, purché ognuno si senta libero. Insomma l’amore ci deve essere ma a determinate condizioni.
E tu mi chiederai e come si trova questo amore? In questo non siamo cambiati affatto: abbiamo sostituito l’oggettificazione dei tuoi tempi che si palesava durante i balli, con il mercato delle donzelle sui social network. So che tu non hai idea di cosa siano, immagina però che con la tecnologia abbiamo inventato dei dispositivi unici, in grado di unire le persone anche se a decine di migliaia di chilometri le une dalle altre.
Quel mito della bellezza che c’era ai tuoi tempi, però, continua a essere presente in modo diverso: i bei vestiti con gli orpelli di seta e chiffon sono stati sostituiti da foto pubblicate sui social network dove i vestiti sono scomparsi. Ci si oggettifica, esattamente come due secoli fa. Sono cambiate le modalità, è vero, e ci si nasconde dietro la sicurezza di sé ma in realtà si cela soltanto il bisogno di attenzioni e il desiderio di fare coppia fissa con qualcuno perché essere soli è il male.
L’obiettivo resta quello di vivere relazioni ma senza impegnarsi davvero perché come le canzoni o i libri che vengono pubblicati oggi, tutto è progettato e pensato per uso e consumo immediato. Allora perché impegnarsi con una persona se un’altra mi dà tutto quello che cerco senza il minimo sforzo?
Ecco, cara Jane, a che punto siamo. Ecco chi siamo.
Siamo donne che come te cercano ancora di liberarsi dal dover apparire per poter essere viste. Siamo donne che devono sconfiggere l’orgoglio maschile per poter abbattere quel pregiudizio che aleggia su di noi secondo il quale la nostra bellezza è solo quella che appartiene al corpo. Quel pregiudizio che ci rende oggetti anche ai nostri stessi occhi. Quel pregiudizio che tu stessa hai vissuto quando volevi pubblicare i tuoi romanzi ma non potevi in quanto donna.
Mi chiedo se tutto questo un giorno cambierà, mi chiedo se mai le donne riusciranno a essere viste per quello che sono e non per come appaiono o con chi si accompagnano. Voglio un mondo in cui il tuo incipit “È una verità universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un buon patrimonio debba necessariamente cercare una moglie” non ci mostri più solo come mogli, ma come donne libere in grado di scegliere di vivere la vita riuscendo a ottenere i massimi risultati per le proprie competenze, la propria intelligenza, il proprio talento, senza più temere il pregiudizio altrui.
