“NON VALUTO MAI UN ALUNNO CON UN 10”. Questa è un’assoluta presa di posizione di molti docenti che, soprattutto alle superiori, non valutano mai con 10 un alunno o un’alunna.
Ritengo che la perfezione non appartenga agli esseri umani e sia soltanto divina, difatti neanche Montale aveva 10 in italiano quando frequentava la scuola. Questo, però, non significa che un percorso fatto bene, con costanza e impegno, non vada premiato.
Difatti alla fine dell’anno credo che gli alunni che hanno sempre studiato, si siano sempre impegnati, con assoluta dedizione possano e debbano essere valutati con il massimo perché la fine di un percorso merita un premio.
Diversa è la situazione quando si tratta di una verifica singola, orale o scritta. Nello scritto, non nei temi, ma in test sulla disciplina, avere 10 è più facile perché il voto dipende da una proporzione matematica, un punteggio sul totale equivale al voto su 10, quindi se si risponde correttamente a tutte le domande si totalizza il massimo e il voto sarà 10.
Nei temi e all’orale la questione è diversa perché si deve padroneggiare l’argomento con maestria, saper fare collegamenti interdisciplinari e avere anche una buona penna o un buon eloquio.
Quindi, a mio avviso, il 10 è un voto che si può raggiungere ma per il quale bisogna dimostrare che si hanno le conoscenze a servizio delle quali si pongono le proprie competenze e abilità, ovvero il proprio background culturale che deve saper dare all’interrogazione o al tema quel retrogusto di consapevolezza e maturità proprie di chi studia con costanza.

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